Appena giunta la notizia della morte di Papa Francesco, siamo state un poco esitanti… Sarà proprio vero? Purtroppo la conferma è subito arrivata a spingerci in ginocchio per una preghiera commossa…
Ma come è possibile?
La domenica di Pasqua nella Piazza San Pietro stracolma di pellegrini ha voluto girare con la papamobile come per salutare ciascuno. Si è manifestato fino all’ultimo quello che era il suo desiderio: stare sempre vicino alla gente.
Così alla luce dell’accaduto, tutto si è potuto leggere con altri occhi. Non era forse il congedo appassionato del padre che sente di dover presto lasciare i suoi figli e non vuole farlo senza un ultimo cenno di addio?
Moltissimi sono gli aspetti di Papa Francesco che ci rimangono in cuore, da quel suo affabile saluto con cui era solito iniziare ogni incontro pubblico facendosi sentire uno di casa, a quello sguardo capace di distinguere fra la folla ogni volto come unico.
Recentemente si era accorto di una signora con i fiori gialli fra le migliaia di persone che sostavano in preghiera sotto le finestre del Gemelli.
Inoltre, non parlava mai ai fedeli senza chiedere, prima di terminare, la preghiera per sé: un segno molto bello, di umiltà e anche di fiducia, perché dimostrava che il papa credeva nell’efficacia della preghiera dei fedeli e del popolo, e chiedeva di essere corrisposto.
È venuto davvero da lontano, da “un altro mondo” che è quello di chi ha saputo credere e vivere il Vangelo con autenticità, facendo sì che ciascuno si sentisse prediletto.
I poveri, i migranti, gli ultimi hanno sempre trovato casa nel suo cuore, capace di donare loro almeno una parola di solidarietà, uno sguardo buono e una preghiera.
Con il suo aspetto dimesso ha saputo vivere con grande libertà la sua adesione a Cristo senza farlo pesare, ma senza neppure lasciarsi condizionare da tante rigide costrizioni. Se ci vorrà del tempo per considerare e approfondire il grande e variegato contributo di Papa Francesco alla storia della Chiesa, una cosa appare subito evidente e ce lo rende particolarmente caro.
Ha saputo vivere la piccolezza evangelica. Egli, pur elevato alla massima autorità della Chiesa, si è sentito davvero e profondamente un piccolo della terra, in linea con il nome da lui sorprendentemente scelto.
Ogni volta che si trovava di fronte a qualche viaggio importante o a qualcosa di molto impegnativo, si recava a Santa Maria Maggiore, da Maria, la Madre. Anche il desiderio di farsi seppellire in quella Chiesa si accorda bene con questo suo sentire.
Lui, stesso, povero, si fa accogliere nella casa di Maria, l’umile madre del suo Signore, per riposare fino all’ultimo giorno fra le sue braccia materne. Tutto questo ce lo fa sentire tanto vicino e, ne siamo certe, non dimenticherà di intercedere per noi.

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