Vent’anni di “Morire di speranza”, la veglia che la Comunità di Sant’Egidio promuove per la Giornata del Rifugiato. Obiettivo, ricordare le tante vittime dei viaggi verso l’Europa, verso un futuro migliore, sia in
mare, sia lungo i percorsi impervi delle montagne. Un tema molto attuale e sentito. Ne è riprova la partecipazione alla veglia ospitata nella chiesa del Sacro Cuore, a Novara, gremita di volontari della Comunità di Sant’Egidio ma anche di numerosi novaresi.
A presiedere la preghiera “Morire di speranza” è stato don Andriy Vakhrushev della Fraternità sacerdotale di Sant’Egidio. Nelle letture si sono, invece, alternati volontari della Comunità e tanti cittadini. A essere ricordati, tutti con i propri nomi, gran parte dei migranti che hanno perso la vita negli ultimi mesi, fuggendo da guerre e povertà. «Stasera – ha riferito don Vakhrushev – ricordiamo bambini, donne e uomini, intere famiglie. Sono 2.529 i profughi che, dal giugno del 2023, sono annegati nel Mediterraneo o hanno perso la vita lungo le vie di terra, mentre cercavano una strada di speranza, un futuro più certo per sé e per i propri cari». A elencare tutte le tragedie di quest’anno …
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