Condividi su

Nei “The Einstein Archives Online” della “Hebrew University of Jerusalem” è possibile consultare un piccolo biglietto manoscritto del grande fisico tedesco, naturalizzato statunitense, Albert Einstein (Ulma 1879 – Princeton 1955). Insieme a una complessa formula matematica, vi si legge in tedesco un breve indirizzo di saluto che, nel dicembre 1933, egli rivolse agli studenti dell’Università di Princeton, presso la quale si trovava e dove rimase sino alla morte, a seguito dell’espulsione dalle università tedesche, nell’aprile dello stesso anno, di tutti i professori di origine ebraica.

Nel biglietto Einstein scrive: «Sono contento di vivere in mezzo a voi che siete giovani e felici. Se un vecchio studente potesse in breve dirvi qualcosa, le parole sarebbero queste: Non considerate mai lo studio come un dovere, ma come l’invidiabile occasione di conoscere la liberante bellezza nello spirito, per la vostra gioia personale e a vantaggio della comunità alla quale appartiene la vostra opera futura» (A. Einstein, Archive, 28-257).

Nel manoscritto si notano tre significative correzioni: l’aggettivo «liberante» è aggiunto in un secondo momento; anche il riferimento alla «comunità» viene aggiunto, perché prima Einstein si riferiva più semplicemente a «tutti coloro ai quali il vostro lavoro sarà dedicato»; l’espressione finale viene modificata, prima egli parla della comunità «per la quale più tardi lavorerete» e poi della comunità «alla quale appartiene la vostra opera futura».

Libertà, comunità, la vostra opera, sono tre parole aggiunte da Einstein al suo biglietto di appunti. Sono bellissime per iniziare il nuovo anno scolastico! Si studia per prepararsi e dare ciascuno la nostra opera al mondo in cui viviamo; si può crescere solo se si gusta la liberante bellezza dello spirito nelle lingue, nella letteratura, nella filosofia, nell’arte, nella storia, nei costumi, nelle scienze, nella matematica, nella tecnica; si può farlo solamente nella rete della comunità, del noi sociale, fuori dal quale siamo soli, dispersi e senza volti da guardare e amare.

Bastano queste tre parole, come dice Einstein, “per la vostra gioia personale”. E per augurarvi di cuore: Buon Anno!

Il vescovo Franco Giulio Brambilla

Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo della diocesi di Novara

Condividi su

Leggi anche

Antonio Auricchio
Editoriali

Il gorgonzola è tutto “nostro” e gli Usa non possono copiarlo

Gianfranco Quaglia

Editoriali

Difendere i brevetti per difendere il lavoro

Eliana Baici

seminario gozzano
Editoriali

Il seminario, comunità attenta ai percorsi di ognuno capace di essere cuore della diocesi

Don Marco Barontini

scuola insegnanti
Editoriali

Una doppia sfida alla ripresa della scuola

Giovanni Campagnoli