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Le immagini di questi giorni sono soprattutto di polvere. Polvere insanguinata nelle città bombardate dalla guerra che inesorabilmente continua in Ucraina e in altre parti del mondo. Polvere nei luoghi della Siria e della Turchia devastate dal terremoto. Polvere persino nei nostri boschi e campi inariditi dalla siccità

La liturgia della Chiesa mercoledì prossimo avviando il cammino penitenziale della Quaresima ci farà porre sul nostro capo della polvere. È il simbolo austero delle ceneri ricavate dai rami d’ulivo della scorsa Pasqua. Ci ricorderà che noi non siamo altro che polvere: tutti i tentativi di voler dominare il mondo trovano in questa immagine simbolica la sua dura realtà. Non riusciamo neppure a costruire la pace. Solo riusciamo a continuare a vivere riappropriandoci del carnevale e di tutte quelle manifestazioni che con la pandemia avevamo dovuto sospendere: per un momento ci fanno dimenticare quel che sta accadendo non lontano da noi. 

Eppure proprio quelle ceneri ricavate da ciò che si ritiene essere anche un simbolo di pace (il ramoscello di ulivo) ci richiamano al nostro essere pienamente coinvolti con la polvere di distruzione e morte.

La Quaresima ci rimanda all’essenziale con preghiera, digiuno e carità: strumenti capaci di riattivare amore nel nostro cuore reso insensibile dall’assuefazione agli orrori del nostro tempo. Il cammino di conversione ci porta ad essere pienamente coinvolti nello stesso destino di questi nostri fratelli e sorelle, riconoscendo che l’unica rinascita possibile appartiene all’infinita misericordia di Dio, combattendo con le “armi” della penitenza lo spirito del male che rende impossibile ogni speranza, aprendoci così alla sua Parola e al suo Soffio con cui dalla polvere ha saputo creare e dare vita ad ogni essere vivente.

Don Marco Barontini

Don Marco Barontini, parroco di Scopello, Campertogno e Mollia e Docente di Liturgia e teologia sacramentaria fondamentale presso l’ISSR della Diocesi di Novara

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