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Un libro che potrebbe essere un romanzo, perfino un giallo. Invece è una storia vera e tragica. Quella di Francesca Longhi di Borgomanero, fucilata dai partigiani perché spia, nel 1945 quando aveva 17 anni. Era figlia di un gerarca fascista di Borgomanero, Piero Longhi, che non accettò mai l’atteggiamento delatorio della figlia. Non lo immaginava né lui né la moglie Rita, la mamma, e fu uno shock, che condizionò tutto il resto della loro vita, quando lo scoprirono in un diario della figlia.

Ma Francesca aveva una fede ed era convinta, lei come altri, che il “regime” fosse dalla parte giusta.

Una vicenda di cui nessuno ha mai “osato” scrivere. Lo hanno fatto i fratelli  Luciano e Nicoletta Moia, borgomaneresi, cugini di Francesca (che non mai conosciuto direttamente), lui scrittore e caporedattore del quotidiano “Avvenire”, lei medico, anatomo patologo all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli.

Lo hanno fatto solo ora, dopo che tutti i protagonisti sono morti.

Il libro ha per titolo “Sparate su mia figlia” (edizioni Sanpino, 96 pagine).

Un volume che potrebbe non piacere né ai partigiani né ai fascisti.

È stato presentato sabato 22 aprile nella sede della Pro loco in via Partigiani 5 a Boca, località della fucilazione.

Sono intervenuti il sindaco Flavio Minoli, Enrico Pagani, Direttore dell’istituito per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, e Alfredo Perazza, presidente dell’Anpi Maggiora.

Altre notizie dal territorio sul nostro settimanale, nelle edizioni disponibili nella zona centrale della diocesi di Novara – L’Informatore di Borgomanero, il Monte Rosa, il Sempione – in edicola il venerdì e disponibile anche online.

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