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Tre classi del secondo anno dell’IT di Borgomanero si sono cimentate in un progetto PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere). Le attività si sono svolte all’interno di due incontri e poi si sono sviluppate durante l’orario scolastico. L’obiettivo del progetto consisteva nella comprensione delle tragedie legate all’immigrazione. “Siamo nati dalla parte più ricca, ma non è un merito. Questo ho visto che ha lasciato il segno nei ragazzi, ed era questo l’intento.” Lo dice il professore di religione che ha seguito il progetto, Emanuel Esposito.

Due incontri per immedesimarsi in chi ha bisogno di aiuto

Nel primo incontro, gli studenti hanno sentito una testimonianza dei volontari PIME sul confine di Ventimiglia. La prima parte riguardava il tragitto dei migranti del “Passo della Morte”, sentiero montano molto rischioso, in cui molti tentano la sorte per passare il confine. La seconda parte era il racconto di varie persone generose. “Noi come adolescenti possiamo essere fortunati, a non dover pensare ancora a lavorare per mantenerci, e restare insieme alla nostra famiglia senza alcuna preoccupazione.” Questo è il pensiero che sviluppano le due studentesse Bolognesi Anna e Gattoni Giulia scrivendo un articolo alla fine dei due incontri.

Nel secondo incontro è stato assegnato un lavoro di gruppo, ed ogni gruppo ha ricevuto la descrizione di una persona. Partendo da questi dati, ogni gruppo ha prodotto un cartellone, in cui si immaginava che tipo di vita quella persona avrebbe vissuto.

Il progetto grafico

Vi è poi la sezione grafica delle classi coinvolte, che ha fatto un laboratorio di produzione della locandina del progetto, con lo slogan “Un salvagente non basta”. Questo laboratorio, della classe 2D, ha portato alla luce la creatività degli studenti, con una grande varietà di proposte grafiche.

Tutti i materiali prodotti sono rimasti a disposizione delle classi, a memoria del progetto e degli insegnamenti.

L’articolo si troverà in edicola dal 31 marzo, oppure nella versione online.

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