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Giorni di Passione: viene quasi spontaneo sovrapporre alla contemplazione della passione e morte di Gesù quella dei tanti crocifissi di oggi. Il silenzio dopo la lettura del Passio nella domenica delle Palme celebrata da Papa Francesco, quest’anno sembrava voler evocare tutti i drammi del momento: non servivano altre parole. Diventa però facile lasciarsi andare alla rassegnazione, quasi un crogiolarsi in questo turbinio di male, di paura, di inadeguatezza a trovare vie di uscita.

Paradossalmente è più imbarazzante celebrare la Resurrezione: come accogliere la sconvolgente notizia che colui che era morto ora è vivo, risorto? Gli occhi ormai assuefatti dalla tristezza dilagante fanno fatica a fissarsi sulla luce che proviene da una tomba trovata vuota. Quello in cui stiamo vivendo è proprio il tempo in cui credere. Una fede non astratta ma che sa attraversare il mistero del dolore per aprirsi ad una speranza. Non possiamo continuare a camminare distratti, rinchiusi nelle nostre considerazioni su ciò che accade e che ci portano alla disperazione.

L’invito di quel giovane alle donne nel Vangelo che ascolteremo nella Veglia Pasquale è forte oggi più che mai: «Non abbiate paura! …è risorto, non è qui!». Saranno proprio le donne, considerate le ultime nella cultura dell’epoca, a dover testimoniare la resurrezione. Quale sarà la fine della storia? Non basta sapere che le donne e i discepoli hanno creduto e hanno diffuso il vangelo nel mondo. Credere è la scelta di ciascuno di noi di lasciare il sepolcro, disposti a cercare il Signore e riconoscerlo sulle strade della nostra storia, pronto a donare il suo Spirito, Lui che è la vera Pace.

Don Marco Barontini, rettore del Seminrio

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