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«Ho fatto un sogno: pensavo di essere insieme a voi – quest’anno a Galliate vicino al grande castello – come abbiamo fatto tante volte negli anni passati per la Veglia delle Palme. Invece sono qui da solo, davanti ad una telecamera… ma vi vedo tutti e vi tengo nel cuore». Lo sguardo è diretto, la voce è piana e nasconde solo un po’ l’emozione di un uomo della generazione del secondo dopoguerra che parla ai “millennials”, in mezzo alla più grave e tragica prova che proprio dalla fine della Seconda Guerra Mondiale riguarda il Paese e il mondo intero, «e che a voi, ragazzi, è toccato di affrontare nei vostri primi 20 anni».

Nessun grande incontro per la Giornata Mondiale della Gioventù in diocesi, che ormai da anni vedeva le piazze, le chiese e le strade della cittadina scelta come ospite dell’evento riempirsi di centinaia di ragazzi arrivati per vivere insieme una festa e per incontrare il loro Pastore. Ma il vescovo Franco Giulio non ha voluto, anche a distanza, mancare questo appuntamento: la sera di sabato 4 aprile sulle televisioni locali (Videonovara e Vco Azzurra Tv e visibile anche su diocesinovara.it) ha raggiunto le famiglie e i giovani della diocesi con uno speciale sulla Veglia – preparato dall’Ufficio di pastorale giovanile con le riprese del Comitato Passio -, con la proposta di alcune testimonianze: quella di Stefano Cerutti, volontario Croce Rossa, di Davide Colombo primario di Anestesia e rianimazione dell’ospedale SS. Trinità di Borgomanero e quella del sacrificio di don Giuseppe Berardelli, prete di Casnigo in Val Gandino a Bergamo, che ha lasciato il suo posto in rianimazione ad un paziente più giovane.

Giovane, alzati!

Al centro dell’appuntamento di quest’anno il tema “Giovane, dico a te. Alzati!”, scelto da Papa Francesco e tratto dall’episodio del Vangelo di Luca della risurrezione del figlio della vedova di Nain.
Parole che quasi sembrano una beffa in un tempo in cui la pandemia costringe all’immobilità tra le mura domestiche, in cui gli avvisi ridondanti – e saggi – su social e televisioni implorano e impongono il “restate a casa”.

Una nuova prossimità

Eppure le parole del vescovo ai suoi giovani non hanno rinunciato all’appello all’«alzarsi». «Vi chiedo di riflettere su come, anche dopo questo momento terribile, potranno essere trovate nuove forme di relazione. Per essere prossimi non basta essere vicini. Vi chiedo di pensare già oggi a come vivere questa nuova prossimità nei momenti di divertimento, nella preghiera, in famiglia, nell’impegno, nella carità, scuola». Per comprenderlo, il vescovo, che non ha mai rinunciato a spronare i giovani a prendere in mano la propria vita buttandosi con coraggio nelle scelte più impegnative, ancora una volta propone loro una prospettiva inaspettata: dal semplice “fare” ad un “sentire” con gli altri che non è solo “vedere” il loro dolore e sofferenza, ma è anche capirlo e viverlo insieme. Proprio come Gesù con la vedova, «che, scrive Luca, la vede, ne ha compassione, l’avvicina e la tocca. Gesù ci mostra lo sguardo di Dio sulle fatiche ed i dolori dell’uomo dai quali si lascia coinvolgere. Nel suo messaggio per questa Gmg, ce lo ricorda anche Papa Francesco: “certe realtà della vita si vedono solo attraverso occhi puliti dalle lacrime”».

Una vita nuova

E, allora, “alzarsi” diventa sinonimo di “risorgere”, che non ha più a che fare solo con i gesti e le azioni, ma che riguarda il cuore. «E’ risurrezione intima, non è tornare in questa vita come prima, ma tornare in una nuova e rinnovata vita, è condividere la vita di Dio».

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