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Dopo l’8 settembre l’Ossola è stata una delle protagoniste della guerra di liberazione, il contesto nel quale avvenne il martirio di don Giuseppe Rossi. A ricostruire quei mesi feroci è Pier Antonio Ragozza, preside del liceo Spezia di Domodossola, in un testo estratto dalla sua relazione al convegno diocesano sul beato. L’ultimo intervento pubblico, prima della sua prematura scomparsa. Un modo per ricordarne la figura di storico capace di analisi accurate e intellettualmente oneste e di appassionato formatore e divulgatore.


La lotta di liberazione in Ossola incominciò subito dopo l’8 settembre 1943, con le prime bande partigiane composte da vecchi antifascisti e militari sbandati che, superata una fase iniziale, si costituirono con formazioni più organizzate come la “Valdossola”, la “Valtoce”, la “Piave”, la “Beltrami”, l’8ª “Matteotti” e le “Garibaldi”. E’ da citare l’insurrezione di Villadossola dell’8 novembre 1943, una delle prime sollevazioni in Italia cui seguirono fucilazioni e deportazioni.
Il 13 febbraio 1944, ebbe luogo a Megolo la battaglia dove, con altri partigiani, cadde il capitano Filippo Maria Beltrami che, nonostante l’inferiorità numerica, accettò lo scontro in campo aperto.
Contro le formazioni partigiane, sempre più attive in una zona strategica come quella dell’Ossola, prossima al confine svizzero ed attraversata dalla ferrovia internazionale del Sempione, vennero lanciati attacchi e rastrellamenti anche imponenti, come quello denominato Operazione “Köeln” che, dal 10 giugno 1944, interessò la Val Grande – area oggi divenuta Parco nazionale – con obiettivo di eliminare la Divisione “Valdossola”.

L’articolo integrale nello speciale dedicato a don Giuseppe Rossi sul nostro settimanale. Le notizie dai territori della Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale, in edicola a partire da venerdì 17 maggio. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero cliccando direttamente qui.

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