Stresiana di nascita e cittadina del mondo per vocazione, Natalìa De Giovannini ha iniziato il giro del mondo partendo da sola, in autobus, zaino in spalla. Ha sempre viaggiato molto con i genitori, ma i primi spostamenti a lungo raggio sono iniziati per lei una volta terminata l’università, nel 2011, quando, laureata in architettura, è partita per esperienze che l’hanno portata in otto paesi diversi.
«Stresa mi stava abbastanza stretta e mi chiedevo come si vive nel mondo». In realtà la prima esperienza è stata ancora prima, in Kenya, in un piccolo villaggio dove ha scritto la tesi di laurea e fatto volontariato. «Quando sono tornata ho capito che dovevo fare esperienze di questo tipo e mi sono informata per avere la possibilità di fare servizio civile in Europa».
La nascita di una passione
E’ così che parte per la Francia e collabora con un’associazione che aiuta famiglie in difficoltà. «Un’esperienza meravigliosa – dice -, ho conosciuto volontari da tutto il mondo, imparato la lingua e visitato quasi tutta la Francia». Poi California e di nuovo in Francia per un tirocinio in architettura; e ancora Cina, Bali e Lisbona, sempre lavorando. «Ho sempre viaggiato da sola – Dice Natalìa – e mi piace molto, conosco persone e posso trascorrere del tempo con loro, ma quando voglio stare con me stessa, ne ho la possibilità». Durante la pandemia ha studiato come poter fare il giro del mondo senza utilizzare aerei ed appena ha potuto è partita, dalla sua Stresa, salutando famiglia ed amici e viaggiando verso est.
«Non potrò fare tutto il giro senza volare – spiega Natalìa – perché le navi cargo che attraversano gli oceani sono molto care, però sto cercando di prendere meno aerei e treni possibile». Da Milano, con l’autobus è arrivata in India, attraversando Iran, Pakistan, Turchia, Sri Lanka e Vietnam ed ora è di passaggio per il sud est Asiatico. «In questo viaggio sto cercando di non visitare, ma di fare esperienze – sottolinea – quindi mi fermo a lungo nei posti cercando di viverli appieno».
L’esperienza più intensa
L’esperienza più forte, fino ad ora, è stata l’attraversamento del confine via terra dall’Iran al Pakistan. «E’ obbligatorio avere una scorta – dice Natalìa – ed è stata una delle esperienze più dure della mia vita. Ogni pochi chilometri si scende e si cambia scorta – racconta con il tono ancora provato –, ci sono documenti da firmare. Una volta abbiamo cenato con il capo della stazione di polizia, parlando delle regole Pakistane, e lì a fianco una cinquantina di detenuti». Una montagna russa di emozioni l’attraversamento di questo confine; paura, rabbia e crolli emotivi ma «alla fine mi sono sentita più forte e molto soddisfatta».
Che cosa dicono i genitori
«Siamo lieti – dice il papà Beppe – ma anche sempre in apprensione. Siamo fiduciosi confidando nelle sue doti: sorriso, proprietà nelle lingue, capacità di adattamento e non manca la fiducia nella Provvidenza. C’è tutto per una buona riuscita della piccola impresa». Per chi volesse seguirla, trova le sue avventure su Instagram e Youtube.
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