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Ora anche pittrice e poeta, ma è nata ginnasta, Agi Szlavy è un’artista poliedrica che ha amato Stresa sin dalla sua prima gita fuori porta che l’ha condotta qui. Ungherese, quinta di sette fratelli, che di lei dicevano essere «uscita dalla pancia della mamma con un salto mortale», discendente di un’importante famiglia spagnola, Agi ha – come dice lei – una “bomba genetica”. La mamma era infatti campionessa di ginnastica e padre scienziato.

L’arrivo in Italia

A diciannove anni arriva in Italia, è venuta per studiare e ha iniziato con la ginnastica ritmica per cui è molto portata. Notata da una compagnia circense, inizia presto a fare tour in Europa e in Asia. «Ho avuto una bellissima vita – racconta Agi -, poi sono tornata in Italia e qui non c’è stato molto spazio, perché siete tutti artisti, non per caso tanti artisti stranieri sono passati di qui nei due secoli scorsi».

«All’inizio in questura venivo registrata come ballerina – prosegue a raccontare Agi – ma io sono acrobata ed è stato difficile far comprendere la differenza; è stato umiliante e molto svilente, molte volte». Passata dalle luci dei tour a dover difendere le sue origini ungheresi ed il suo lavoro. «Questo mi ha veramente buttato giù, mi vergognavo, la mia carriera è scesa ed ho provato la depressione» dice con grande dispiacere.

La botta dell’infortunio

Alcuni anni non facili, con incidenti prima ad un ginocchio durante una partita di pallone e poi un altro a Roma che l’anno bloccata per alcuni mesi, costringendola a una importante riabilitazione. «Mi portavano – continua – tutti i giorni al lago, per allenarmi senza il peso corporeo, sorretta dall’acqua, questo forse mi ha salvata, assieme all’intervento del medico». Diventa poi mamma, ma non dimentica mai la sua grande passione per la ginnastica e riprende ad allenarsi appena le è possibile.

A Stresa arriva perché ama lo stile liberty, la prima volta per una breve vacanza e poi diverse volte all’anno, fintanto che decide di fermarsi definitivamente, cambiando vita da un giorno all’altro. Da Roma a Stresa, «inizialmente ero un po’ impaurita» ammette, ma qualcosa mi ha portato qui e sapevo di essere nel posto giusto.

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