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“Moi”, lo spettacolo ideato dalla novarese Chiara Pasetti, andrà in scena oggi pomeriggio, lunedì 17 luglio, alle 19,30, nel cortile d’onore della Biblioteca Sormani, a Milano.

“Moi” è liberamente tratto dalla corrispondenza della scultrice francese Camille Claudel.

La regia è di Alberto Giusta, con l’attrice Lisa Galantini.

Costumi di Morgan Maison Clauds Morene ed elementi scenici di Renza Tarantino.

Lo spettacolo si inserisce nella rassegna del teatro Menotti ed è realizzato dall’associazione culturale “Le Rêve et la vie” in collaborazione con la Fondazione Luzzati-Teatrodella Tosse di Genova

La storia della scultrice Camille Claudel (1864-1943) è tanto appassionante quanto drammatica, e ancora troppo poco conosciuta specialmente in Italia. 

“Scultrice e artista di eccezionale talento – spiega Pasetti – frequentò l’Accademia Colarossi a Parigi dove conobbe Auguste Rodin, di cui divenne allieva e modella”.

Con Rodin intrecciò una relazione tormentata, dall’epilogo doloroso per entrambi.

Agli inizi del Novecento, nonostante fosse all’apice del successo, si isolò sempre di più fino a condurre una vita estremamente solitaria. 

“Nel marzo del 1913, pochi giorni dopo la morte del padre, venne internata nella clinica psichiatrica di Ville-Évrard su richiesta della madre e del fratello Paul, con la diagnosi di paranoia delirante”.

L’anno successivo venne trasferita all’asilo pubblico per alienati mentali di Montdevergues ad Avignone, dove restò fino alla morte avvenuta a quasi settantanove anni, il 19 ottobre del 1943. 

Morì sola, abbandonata da tutti, dopo trent’anni di internamento in manicomio. 

“Venne sepolta nel cimitero dell’ospedale in una fossa comune.  Nemmeno il suo nome sulla lapide, ma l’anno del decesso e il suo numero di matricola: 392”.

Soltanto negli anni Ottanta del Novecento le sue opere hanno cominciato “a essere studiate e valorizzate come meritano e la sua figura è stata oggetto di mostre, biografie, cataloghi ragionati”.

Nel 2017 ha aperto il primo museo a lei interamente dedicato (il Musée Camille Claudel, a Nogent-sur-Seine). 

Quando, nel 2013 – rivela Pasetti – ho visto le sue sculture in una mostra realizzata nell’ospedale psichiatrico di Montfavet, ho capito davvero chi è stata Camille Claudel”.

Un’artista di grandissimo talento, “che ha vissuto esclusivamente per la sua arte. Mi sono accostata alle sue opere con ammirazione e passione, e alla sua vita (e alla sua morte) con un misto di rispetto e di rabbia per ciò che ha subito”.

Pasetti ha così deciso, con “Moi”, “di raccontare la sua storia; grazie alla regia intelligente, acuta e sensibile di Giusta e all’interpretazione caleidoscopica di Galantini ho cercato di ridare voce a questa complessa, emozionante, straordinaria figura di donna”. 

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