Una giornata per sconfiggere la paura del diverso e puntare sull’accoglienza. Pane, tonno cucinato con una ricetta africana, marmellata, cioccolato, frutta e vari dolci: tecnicamente è stata una merenda, quella preparata nel campetto di calcio vicino alla chiesa parrocchiale di Cesara. L’hanno gustata i migranti ospiti della casa alla Colma di Cesara, piccola frazione del comune che ha sede sulla sponda occidentale del lago la cui parrocchia da anni è affidata a don Renato Sacco. E’ stato lui, assieme a compaesani, amici e non residenti a voler organizzare un incontro con chi arriva da lontano e cerca di costruire un nuovo avvenire.
“Dopo un primo incontro a inizio mese abbiamo pensato di replicare – racconta don Renato – Ci si chiede perché ma è presto detto: perché gli ospiti della casa della Colma hanno fame e perché mangiare è un gesto molto bello e fraterno di condivisione”.
Un volantino, scritto in italiano e in alcune lingue straniere annunciava l’evento. Oltre alle chiacchiere c’è stato spazio per i balli, i canti, la musica. Tutti ingredienti necessari per vincere la paura del diverso.
Proprio il 24 settembre si è celebrata la 109esima giornata del rifugiato. “Significa che la Chiesa sta ponendo l’attenzione, sta riflettendo su questa realtà da 109 anni ovvero dal 1914” ha ricordato don Renato.
La bella giornata condivisa con i migranti ospitati nella frazione non nasconde la difficoltà di comunicazione con la cooperativa “Lavoriamo Insieme” di Taranto che ha ricevuto l’appalto della gestione dalla prefettura, come ha precisato don Sacco.
“Facciamo fatica a interloquire con le persone della cooperativa, le uniche che possono dirci cosa possiamo fare per aiutare queste persone – ha aggiunto il sacerdote – Alcune persone hanno lasciato delle donazioni in denaro. Abbiamo usato questi soldi per organizzare queste giornate; ne vorremmo organizzare un’altra. Ma vorremmo anche sapere se possiamo intervenire in altro modo, magari portando scarpe e vestiti o se possiamo cercare un impiego temporaneo. Non vogliamo considerare queste persone “carichi residuali” come disse il ministro dell’interno Piantedosi in occasione della tragedia di Cutro. E nemmeno crediamo sia giusto chiedere al migrante un contributo economico di 5mila euro se questi non accetta di stare in un centro in attesa dell’accettazione dell’iter di protezione”.
Come ha detto il biblista Alberto Maggi, “quella cifra è la somma per tradire l’umanità. Giuda si era accontentato di molto meno”.
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