È bello vedere tante nostre comunità aver dato il mandato ai loro figli in partenza per il Giubileo degli Adolescenti: è stato un gesto carico di significati.
In primis per i ragazzi, per comprendere che non stanno partendo per una gita, ma per un pellegrinaggio, ovvero per un viaggio della fede e per salvare questo gesto dall’anonimato e dall’individualismo di cui spesso la nostra fede è vittima. Servono questi piccoli gesti per prendere consapevolezza che si crede e si pratica la fede sempre dentro “un noi”, e dentro a un corpo che è la Chiesa.
I nostri ragazzi sono in cammino carichi dell’affetto, della stima e della fiducia delle loro comunità, elementi di cui hanno enormemente fame.
Li abbiamo fatti partire, anzi li abbiamo inviati, con la speranza che questi pochi giorni romani possano diventare per loro non un fatto, ma un evento, cioè un momento fondamentale della propria vita in cui percepire il richiamo a Dio, l’invito ad avvicinarsi a lui per godere del suo dono. Saranno giorni particolari, segnati dalla morte di papa Francesco, incidenza che permetterà ai ragazzi di gettare lo sguardo verso il Cielo e di riscoprire la speranza come la virtù per la quale desideriamo la vita eterna come nostra felicità.
Sarà responsabilità dei loro accompagnatori far sì che nulla resti nel banale, nulla resti senza senso perché questo pellegrinaggio diventi una pietra d’angolo nella costruzione della vita e della storia dei ragazzi.
Accadranno tante cose: aiutiamo i ragazzi, durante e dopo questa esperienza, nella ricerca del “di là”, di ciò che non è immediatamente visibile agli occhi.
Don Gianluca De Marco, Direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile della Diocesi di Novara
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