Annunciare il Vangelo per le strade del mondo, essere testimoni della Resurrezione e di una nuova vita, ritrovare il “fuoco nel cuore” per rimetterci in cammino. Questo il centro della Veglia missionaria che si è svolta in chiesa parrocchiale a Trecate sabato scorso, organizzata dal Centro missionario diocesano. L’incontro di preghiera e approfondimento è arrivato alla vigilia della 97ª Giornata mondiale missionaria con tema “Cuori ardenti e piedi in cammino”.
A guidare la serata mons. Fausto Cossalter, vicario generale della Diocesi di Novara. Un appuntamento nel segno dell’esempio di tutti i missionari che hanno ascoltato l’invito di Gesù, “Andate”. «Un invito – ha sottolineato mons. Cossalter – rivolto a tutti i discepoli, non soltanto a qualche prescelto e volenteroso, ma a tutti i battezzati».
L’esempio delle Chiese giovani
Don Benoit Lovati, quattordici anni vissuti in Ciad, nella diocesi di Pala e nella parrocchia di Bissi Mafou, l’ha fatto proprio, nella convinzione dell’importanza di riscoprire la Parola.
Con la sua testimonianza, il sacerdote ha intrecciato “cuori ardenti e piedi in cammino” con il brano del Vangelo scelto da Papa Francesco per la Giornata – i discepoli di Emmaus – e la sua esperienza personale. Utilizzando tre foto simboliche, tre “quadri” per mettere a confronto «il passo spesso lento, triste, scoraggiato e sfiduciato della nostra Chiesa occidentale» con quello pieno di speranza delle Chiese giovani, «dove Gesù si nasconde». «Come lo “straniero” incontrato dai discepoli di Emmaus», ha spiegato, «le comunità africane hanno qualcosa da dire sulla nostra vita di fede, liturgica e pastorale».
E così, per don Lovati, la Parola deve diventare luce dei nostri passi, come simboleggiato dalle candele accese durante la celebrazione: «E’ necessario apprenderla, impregnarsene e poi raccontarla agli altri, annunciarla e donarla, non solo ripeterla». Ricominciare a camminare, quindi, prendendo sul serio il nostro Battesimo e tenere “gli occhi aperti”, per riconoscere Gesù allo “spezzare del pane” e portarlo ovunque. «Non puoi fermarti sull’altare», ha affermato don Lovati. «Il Gesù spezzato si trova in tante situazioni di guerra, dolore, malattia che sono al di fuori del portone della chiesa».
Non solo parole, ma gesti di pace
«La memoria della Parola deve darci un nuovo slancio», ha poi sottolineato con forza mons. Cossalter.
«Dobbiamo essere audaci e creativi nell’evangelizzazione. Come le giovani Chiese, il nostro cammino deve far crescere e migliorare la qualità delle persone. Evangelizzazione e promozione umana sono le due facce di un unico Vangelo che non possono essere disgiunte». Perseguire una «conversione pastorale e missionaria» come suggerito da Papa Francesco, quindi, soprattutto in questa drammatica attualità. Perché «la realtà della divisione e della guerra chiama i discepoli del Dio della pace a vegliare sulla qualità delle proprie azioni».
Il riferimento è al conflitto in Medio Oriente, alla guerra in Ucraina, ma anche a quelle dimenticate in Siria, Sudan, Etiopia, Mali, Mozambico, Yemen, Afghanistan e Myanmar.
«L’educazione alla pace – ha poi ricordato il vicario generale, anch’egli con una lunga esperienza missionaria in Ciad alle spalle – non significa solo parole da dire, ma gesti concreti da compiere».
Con la stola indossata durante la Veglia, mons. Cossalter ne ha rafforzato il messaggio con un simbolo forte e significativo. Si trattava infatti di una stola appartenuta a mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador. Il religioso fu ucciso durante la celebrazione della Messa, a causa del suo impegno nel denunciare le violenze governative nel suo Paese.
Dunque, il messaggio di mons. Cossalter, “Beati i costruttori di pace”, la frase del Vangelo, riguarda ciascuno di noi, e invita ad operare in armonia con gli altri. L’operatore di pace deve avere sempre “un cuore che arde”, per «rendere le nostre comunità – ha aggiunto mons. Cossalter – più capaci di ascolto, di incontro, di misericordia». L’auspicio, dopo un’occasione come quella della Veglia, è di «tornare a casa rinvigoriti, pronti a fare la nostra parte».
Il mandato missionario
Lo hanno compreso i sei ragazzi della comunità diocesana che nel pomeriggio, durante la “Preveglia”, avevano raccontato la loro esperienza di servizio con il progetto R-estate in missione.
Marianna in Perù, Laura e Rebecca in India, Erica, Simone e Michele in Brasile hanno ricevuto il Vangelo, quale guida dei propri passi nel mondo.
Durante la serata di Veglia, il mandato missionario è stato esteso a tutti i presenti, per coltivare «insieme la memoria del Signore e la cura dell’altro – ha concluso mons. Cossalter – e per esprimere la testimonianza attiva e fraterna».
Le pagine dedicate alla Veglia Missionaria, con l’editoriale di padre Massimo Casaro, direttore del Centro missionario diocesano, e gli altri appronfondimenti li trovate sul nostro settimanale, in edicola venerdì 27 ottobre. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero che interessa direttamente qui