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La comunità di Bellinzago è in lutto per la scomparsa del salesiano don Valeriano Barbero dopo una vita intera dedicata alle missioni e a portare la sua testimonianza nel suo paese natale.

I funerali verranno celebrati mercoledì alle 15 nella chiesa dei Salesiani a Novara. La salma verrà poi trasportata a Bellinzago, nel suo paese. Qui, nella chiesa parrocchiale ci sarà mercoledì alle 18 la Veglia e il Rosario. Per la comunità bellinzaghese i funerali saranno celebrati nuovamente giovedì alle 10.30, in chiesa parrocchiale.

L’impegno missionario di don Valeriano risale a quando aveva 22 anni e, ancora chierico, decise di partire in missione nelle Filippine.

«Lì – raccontava durante le sue testimonianze – sono rimasto per vent’anni. Nel ’67 fui poi ordinato sacerdote. Nel 1980 chiesi di poter portare una nuova presenza missionaria salesiana a Papua Nuova Guinea. Così il 14 giugno giunsi nell’isola. Con me altri due salesiani».

Don Valeriano fu uno dei pionieri dell’arrivo della presenza salesiana nella grande isola, abitata per lo più da aborigeni. «All’inizio è stato difficile – spiegava don Barbero – La Papua Nuova Guinea era un Paese ancora molto arretrato. E’ stata un’esperienza molto bella. Nei primi 9 anni di permanenza fu costruita la prima scuola di Araimiri. Poi fui inviato quindi a una missione vicina».

Don Valeriano fu chiamato nel ’94 a Port Maresby come superiore delegato e amministrativo delle scuole salesiane che stavano per sorgere in diverse parti del Paese.

Sessant’anni in missione: tutta la vita.

«Quando decisi di partire – diceva don Valeriano – fu una chiamata del Signore, ma anche l’amore per l’avventura. Poi mi sono legato alla gente e sono rimasto 60 anni. In questo periodo novarese continuano a scrivermi. Negli ultimi tempi sono stato a Rabaul dove vogliamo costruire il dormitorio dei ragazzi».

In questi anni don Valeriano ha imparato come «essere missionario non significhi imporre la propria religione, ma porsi accanto e ascoltare. Poi ogni cosa verrà».

Un impegno che ha portato il sacerdote anche a contrarre la lebbra.

Era ritornato a casa per curarsi ma il suo desiderio  è sempre stato di prendere il primo volo per tornare.

«In una visita – scherzava – ho detto alla dottoressa di dire che tutto andava bene, così da poter tornare tra la mia gente in Papua Nuova Guinea».

L’ultimo periodo l’ha vissuto con il desiderio di tornare in missione ma anche alle prese con la malattia.

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