«Non guardate alla Polizia e a tutte le Forze dell’Ordine come a persone che vogliono ostacolarvi. Loro, sulla strada, sono i vostri migliori amici. È meglio che vi riportino a casa senza patente, ma sani e integri, che, invece, portino nelle case le patenti, senza di voi».
Una frase diretta, ma quanto mai vera, che, pronunciata da Michela Agnesina, infermiera da quasi 30 anni, da molti al Servizio di emergenza territoriale 118, ha concluso, questa mattina, all’istituto Ravizza di Novara, l’incontro “La vita non si beve”.
A promuovere l’appuntamento, evento finale di un ciclo di incontri nelle scuole superiori, la Prefettura di Novara, presente con il viceprefetto Antonio Moscatello. A collaborare 118, Polizia e Carabinieri.
Una mattinata forte di emozioni, che hanno sicuramente lasciato il segno nei ragazzi, con gli interventi tecnici del comandante della Polizia stradale, Riccardo Peviani, del sottotenente dei Carabinieri, Ruggiero Penza, dello stesso viceprefetto Moscatello e, quindi, del personale del 118, diretto da Roberto Gioachin, assente per impegni istituzionali.
Nelle quattro ore anche tante testimonianze, a partire da quella di Mariangela Perna, novarese, rimasta su una carrozzina a 24 anni, dopo essere stata investita da un automobilista completamente ubriaco.
Un incidente che ha cambiato la vita a Mariangela, che, però, non si è arresa, tanto da diventare campionessa paralimpica di tiro con l’arco e da raggiungere tanti altri obiettivi nella vita.
E che ai ragazzi ha lasciato poche, ma semplici indicazioni: «fate molta attenzione quando siete alla guida. Se si è al volante, non bastano mai due occhi. Non usate il cellulare. Io disattivo anche il vivavoce, perché mi sono accorta che mi distrae».
Molto accorate anche le parole di Lucia e Franco Cibo Ottone, che hanno perso la loro Isabella in un incidente stradale nel marzo del 2017: «la vita è una sola, ragazzi, rispettatela. Non bevete se dovete guidare e non usate il cellulare».
Articolo completo su L’azione in edicola da venerdì 3 febbraio