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Una bella mostra sul galliatesissimo Umberto Cardano (detto PEC) è ospitata dalla scorsa settimana presso il Castello di Galliate ed è tuttora in corso. Con questa iniziativa, voluta dal Gruppo dialettale, in collaborazione con il Gruppo archeologico, il Comune di Galliate ed altri Enti che si occupano di cultura, si è voluto ricordare il lavoro di uno dei personaggi della città più meritevoli e significativi di questi anni. La sua scomparsa avvenuta circa un anno fa, più precisamente il 31 ottobre 2021, ha suonato l’ultima campana quando aveva 92 anni. Una vita lunga, contrassegnata da tanto lavoro e molta sperimentazione che lo ha messo nella condizione di poter affrontare qualsiasi tecnica pittorica: non esistevano segreti tecnici che lui non conoscesse. Era sorprendente la sua padronanza storica e narrativa e non era solo dovuto a ragioni professionali, bensì alla passione che aveva per la storia dell’arte e dei suoi processi evolutivi.

Era un profondo conoscitore dell’800 ed un grande estimatore del rinascimento, ma a caratterizzare le sue peculiarità era la sua competenza sulla panoramica complessiva dell’arte, un grande esperto. Conosceva le opere dei grandi maestri nei dettagli e riconosceva al volo le differenze di stile dei diversi artisti, per dirla in altro modo, era un grande intenditore. Di queste conoscenze aveva fatto tesoro e come tutti gli artisti sapeva a chi guardare con particolare attenzione per sfruttare le tecniche degli altri maestri che lo avevano preceduto. Aveva una sensibilità che talvolta mi lasciava di stucco, amava ogni forma d’arte (purché buona) ed aveva una notevole capacità critica anche sull’arte moderna, espressa in ogni sua manifestazione. Lui stesso per un certo periodo ha sperimentato l’arte contemporanea, ma secondo me non era quello il genere che lui sentiva maggiormente, il suo talento si esprimeva con maggior determinazione quando trattava temi più vicini all’impressionismo e al figurativo, sia paesaggi che figure.

Il suo dipingere era più efficace quando si faceva guidare dall’istinto, che era inesauribile e quando faceva scorrere i pennelli sulla tela o qualsiasi altro supporto: legno, carta, plastica, vetro ed altro, sembrava dotato di attrezzi magici che stendevano i colori con sapiente determinazione. In realtà il Pec sapeva benissimo quale risultato avrebbe ottenuto già caricando il colore sulle setole dei pennelli, il resto era destrezza, ma si badi bene che ci vuole una vita di esperienza per depositare più colori contemporaneamente e facendo girare fra le dita i manici dei pennelli.

Altra dimostrazione di bravura e talento la dava quando disegnava a china i suoi soggetti, che potevano rappresentare sia architettura che persone. Non aveva preoccupazioni di nessun tipo. Gli chiedevano di rappresentare un certo avvenimento e lui, senza pensarci su troppo a lungo, si attrezzava delle armi che gli erano congeniali: colori, pennelli, inchiostro di china ed altro e si buttava a capofitto sul lavoro. Era un piacere osservarlo mentre lavorava, sembrava che tutto fosse facile o che venisse da sé, ma questa sensazione dipendeva dalla sicurezza con la quale Umberto Cardano si cimentava. Buona visita alla mostra e complimenti agli organizzatori.

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