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La Quaresima inizia sempre nel deserto. Ogni anno liturgico il vangelo della prima domenica ci porta con Gesù nel deserto di Giuda per affrontare le sfide del tentatore. 

Il deserto è un luogo molto suggestivo, ma è anche il luogo della mancanza, della precarietà, della fatica; richiede forza fisica per sopportare le avverse condizioni metereologiche e forza spirituale per non soccombere alle imprese che la permanenza in queste terre comporta. Il deserto, dunque, mette alla prova chi vi sosta o vi passa e spesso diventa l’occasione per riflettere sulla propria esperienza, sulle priorità e sulle scelte da fare: le condizioni estreme, che mettono a rischio la sopravvivenza, stimolano a fare dell’esperienza nel deserto un momento di ripensamento delle certezze e del proprio stile di vita. Prima di iniziare ufficialmente la sua missione pubblica, Gesù ha trascorso del tempo (di preparazione?) proprio nel deserto, lontano dalle sicurezze e dalle abitudini della Galilea, terra ricca di verde, di acqua, dal clima più mite. Alle provocazioni del diavolo Gesù risponde con poche parole misurate, brevi citazioni dalla Sacra Scrittura. Nel silenzio del deserto Egli risponde al male con la Parola di Dio, che lo mantiene saldo nel rapporto con Dio e fedele alla Sua volontà. 

Proprio perché questo brano inaugura il cammino delle letture festive della Quaresima, ci offre indicazioni per un percorso spirituale biblico, alla ricerca delle parole che, domenica dopo domenica, possano guarire il nostro cuore, preparandoci ad accogliere il dono della risurrezione e che ci invitano a mettere la Parola di Dio al cuore del nostro itinerario quaresimale.

Dal monte della prova passiamo al monte della trasfigurazione. La luce che avvolge il Signore e la gloria che lo fa risplendere ci proiettano nella Pasqua. Gesù è lì coi discepoli, ma anche oltre, impegnato in un dialogo con i grandi personaggi del primo testamento: con Mosè che incarna la legge, la rivelazione dell’identità di Dio per il popolo, e con Elia che, in qualità di profeta, richiama ad un fedeltà possibile, anche se difficile e faticosa. Sotto il sole di mezzogiorno si svolge, poi, il dialogo con l’anonima donna di Samaria, che lasciandosi sempre più avvolgere dalle parole di Gesù si apre al dono della conversione. Non più assetata di accoglienza e di perdono, abbandona la sua brocca e corre ad annunciare colui che, con parole profetiche e profonde, le ha fatto rileggere nella sua storia la presenza di un Dio che ama e che non giudica. Nella quarta domenica Gesù dovrà abbattere altre barriere che rischiano di allontanarci dalla Parola di Dio. Barriere fisiche, come nel caso del cieco, i cui occhi sono chiusi, ma il cui cuore è ancora disponibile ad ascoltare la parola che salva. O barriere spirituali, di chi si lascia intrappolare nella rete della condanna e del pregiudizio e non è più libero di fare spazio alla grazia e alla misericordia del Signore. Infine, la morte non ha l’ultima parola: l’esperienza di Lazzaro anticipa la grande rivoluzione della tomba trovata vuota il mattino di Pasqua. In entrambi i casi sono le donne a stare presso il sepolcro, a mantenere viva la luce debole della speranza, a non lasciar spegnere la fiamma della fede in quel Signore che, con la sua parola, può sconfiggere persino la morte.

La quaresima inizia nel deserto e si chiude nel giardino di Pasqua, dopo averci fatto passare dalla solitudine del Getsemani al grido sulla croce al Calvario. Il silenzio del sabato santo, come un grembo, ci custodisce e ci rigenera a vita nuova per poter nuovamente ripetere le parole dell’angelo: “Non è qui, è risorto”!

Monica Prandi

Monica Prandi, biblista, referente diocesana della catechesi

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