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Bambini in divisa, canti, camerate e mense gremite. I baby boomer se le ricordano bene le colonie estive, l’unica occasione per i figli di operai e impiegati di stare al mare o in montagna per un po’.
In Italia le colonie estive nascono già nell’800 (la prima a Viareggio nel 1822, per i bambini di strada dall’Ospedale di Lucca) e verso metà secolo (in Toscana ed Emilia-Romagna) sono più di cinquanta. Oltre alle colonie marine sorgono quelle alpine (a Pedavena, nel 1898, la prima, nelle Dolomiti). Durante il Fascismo, le colonie aumentano per sostenere le famiglie meno agiate e offrire un periodo di attività fisica e ludica per le future generazioni.

Dopo la Seconda guerra mondiale, le colonie si sviluppano e, dagli Anni Settanta, passano di competenza dal Governo alle amministrazioni comunali e provinciali. Nel frattempo, anche grandi aziende private istituiscono le colonie estive per i figli dei dipendenti.

Sul finire degli anni ’90, gli enti pubblici faticano a farsi carico dei costi di queste strutture. Nel frattempo, sono cambiate le modalità delle vacanze, le tipologie di famiglie (il 46,5% delle quali ha un solo figlio), leggi e regolamenti relative all’ospitalità alberghiera. Tutto ciò mette in crisi la sostenibilità di queste strutture e comincia l’abbandono.

A oggi, questa è la situazione: 250 colonie dismesse, per una superficie di 1,5 milioni di metri quadri vuoti, con una media di 6.000 metri quadrati per ogni struttura.

Il riuso di questi immobili è costoso, complesso e di difficile realizzazione. Questi giganti assomigliano a transatlantici arenati sulle spiagge e sono emblematici nel segnalare la fine di un’epoca, ma anche una opportunità. Le strategie di rigenerazione possono legarsi a nuove tipologie di strutture alberghiere (es. ostelli di nuova generazione e condohotel, vedi più avanti) ed anche ad azioni di riuso temporaneo nei mesi estivi.

La nuova generazione di ostelli (vedi www.thisiscombo.com) prevede più funzioni: bar, ristorante, galleria, co-working, radio: un punto di incontro del mondo in una città. Invece i condhotel (condominio + hotel, D.P.R 22.01.2018) sono formule che trasformano le camere d’albergo in appartamenti ricavati dell’unione di stanze più grandi, che si possono acquistare o affittare.

Sui nostri territori, sono ancora belle e funzionanti le colonie dei Comuni Novaresi (e del VCO) a Druogno quella alpina e a Cesenatico quella marina, che hanno assunto la forma delle “Case Vacanza” di Novara (www.casevacanze-comuninovaresi.it). Sono gestite dal Consorzio dei Comuni Novaresi, costituito nel 1952 fra i 162 Comuni della Provincia di Novara (e Vb).

Proprietari di strutture quali le Case vacanza sono anche enti religiosi (per esempio: le Suore del Sacro Cuore a Macugnaga e a Boccioleto) o i Salesiani a Malesco. Alcuni altri enti privati sono proprietari di ex colonie oggi in stato di abbandono (per esempio la Colonia Ettore Motta a Suna e la Sacra Famiglia a Verbania) tutte molte ben documentate on line. Sui nostri territori, il Comune di Milano ha due strutture di proprietà (Vacciago e Ghiffa) dove propone soggiorni estivi per minori. Invece, 90 anni fa, Novara costruì a Rimini la sua colonia, gigantesco e bellissimo edifico di cinque piani a forma di nave, esempio di architettura razionalista.

Chiusa definitivamente nel 1975, versa in stato di abbandono da anni. Di proprietà del Comune di Rimini, dopo diverse aste andate deserte, tra pochi mesi si tenterà un altro bando per affidare la Novarese con un progetto di trasformazione in hotel di lusso e centro benessere viste le dimensioni (117 metri per 18). Con una superficie coperta di 2.841 mq, oggi vale almeno 4 milioni di euro. Lì di fronte, si trova la ex Colonia Bolognese (coetanea e più grande della Novarese, con superficie di 4.200 mq) in stato sia di abbandono dal 1983 e sia di fallimento (vedi più avanti il progetto “Riutilizzasi Colonia Bolognese”).

Il Comune di Gozzano ha potuto “riusare” la colonia elioterapica sul lago, inserendola nel progetto “Lido”, mentre per quella di Borgomanero risulta più difficile trovare una soluzione. La colonia, che si trova nella località di Fugnano sulla collina tra Borgomanero e Maggiora, utilizzata sino all’inizio degli Anni ’90 è ormai in stato di abbandono. Sono molte le aste andate deserte: nel 2018 l’ex colonia era stata posta in vendita alla cifra di 187.297 euro, poi ridotti a 160 mila e (nel febbraio 2024) a 77 mila. Risulta difficile trovare una destinazione d’uso. Come fare? Una buona prassi è stato il recupero della Colonia Bolognese a Rimini, che ha visto coinvolti anche ragazzi nel nostro territorio.

L’articolo con le foto e altre notizie dai territori della Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale, in edicola a partire da venerdì 10 maggio. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero cliccando direttamente qui.

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