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Il seminario al centro dell’attenzione del Consiglio presbiterale nell’ultima sessione tenutasi a Pallanza-Casa Maria Immacolata.
In apertura la relazione del rettore, don Stefano Rocchetti, sulla realtà formativa del nostro seminario e dei seminaristi “generazione terzo millennio”. E’ seguito l’intervento del direttore dell’ufficio per la pastorale giovanile, don Gianluca De Marco, sulla pastorale vocazionale: le proposte diocesane per le diverse fasce di età, il coinvolgimento delle parrocchie, l’accompagnamento delle singole persone.
Infine, le comunicazioni di don Renzo Cozzi, economo del seminario e del dott. Emanuele Erbetta, economo diocesano, sui lavori già portati a compimento o in fase di attuazione, che riguardano il seminario di Gozzano, la nuova sede dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose con annessa nuova biblioteca (a Novara, in via Dominioni, nei locali già sede del vecchio seminario fino al 1956); l’attuale situazione e le ipotesi future relative all’ex seminario di via Monte San Gabriele a Novara, e dell’ex seminario San Carlo di Arona.

Qui le parole alle comunità del rettore don Stefano Rocchetti

Le caratteristiche dei seminaristi

«I seminaristi sono espressione dei ragazzi e dei giovani d’oggi, come ci vengono descritti dalle ricerche sociologiche, con le fragilità e le insicurezze dei loro coetanei», ha affermato don Rocchetti. Cresce il numero di seminaristi provenienti da famiglie divise (1 su 5), e il numero dei figli unici. Il legame e la necessità di farsi presenti in famiglia sono più forti che in passato. Ciò pone interrogativi sulla capacità essere pienamente liberi nel loro servizio.
Nel cammino di formazione c’è una positiva crescita della sensibilità alla preghiera e alla liturgia; cresce anche la qualità media dei risultati scolastici. La maggior parte sente il bisogno di essere accompagnato, più che in passato, con confronti e colloqui con il direttore spirituale.
E’ sempre alto il desiderio di esperienze pastorali, vissute dai seminaristi nelle parrocchie, il sabato pomeriggio e la domenica. A tale proposito il rettore auspica «che i parroci trovino forme di esercizio pastorale non solo oratoriano, ma anche in altri settori: catechesi, accompagnamento di persone anziane, pastorale famigliare. Potrebbe essere utile pensare delle esperienze pastorali a gruppi di tre o quattro seminaristi, in una UPM, per imparare a lavorare insieme tra futuri preti, in vista della costituzione delle unità pastorali missionarie».
Soprattutto da parte dei più giovani cresce l’attenzione a una figura ideale di prete più “tradizionale”. «Quest’ultimo punto – ha precisato il rettore – manifesta la ricerca di figure sacerdotali ben definite, con identità chiara. Spesso i seminaristi, faticando a fare sintesi, tendono a rimanere con l’ideale sacerdotale di qualche particolare buon prete che li ha condotti in seminario, o a ricercare esempio in figure sacerdotali del passato, con compiti chiari e identità forte».
Di grande attualità questa osservazione: «I veri educatori esterni oggi sono i media: ci si può imbattere sempre in qualche sito o blog che si pone in modo suadente e colto, magari anche ergendosi a custode di vere tradizioni, nel quale trovare, senza essere messi in discussione, ragionamenti convincenti che confermano ciò che ognuno ha già in testa».

I timori per il futuro

I timori per il futuro dei seminaristi “generazione terzo millennio” riguardano soprattutto «la capacità di mantenersi fedeli in un mondo che sarà sempre più diverso da quello che hanno conosciuto, più scristianizzato. Ancora, il timore di non riuscire a essere pastori di più comunità contemporaneamente; di essere schiacciati da un peso burocratico superiore alle proprie competenze e forze, con priorità diverse dai loro ideali; di dover celebrare tante Messe correndo da una parrocchia all’altra, senza rapporto con la gente».

Il nuovo seminario: pregi e limiti

Dal maggio 2021 il seminario non è più a Novara in via Monte San Gabriele 60, ma a Gozzano in via Gentile 7, nell’edificio già “Istituto Gentile” e, in tempi più recenti, seminario dei Legionari di Cristo.


«Nel complesso – ha affermato il rettore – la nuova struttura è più funzionale e migliorativa rispetto al seminario in via Monte San Gabriele a Novara, inaugurato nel 1956. E’ un luogo più adatto per le dimensioni corrispondenti ai numeri più bassi dei seminaristi; un luogo che aiuta a coltivare uno stile più famigliare e a ridurre i costi. Inoltre, non va dimenticata la bellezza del posto e dei luoghi circostanti che si affacciano sul lago d’Orta. Particolarmente apprezzata la funzionalità dei locali, le camere con bagno, la cucina casalinga, la calda accoglienza della parrocchia di Gozzano».
Ma ci sono anche dei limiti rilevati da don Rocchetti: «I tempi di spostamento per tre mezze giornate settimanali a Novara (due in treno e una in auto) nella nuova sede dell’Istituto superiore di scienze religiose in via Dominioni per frequentare alcuni corsi scolastici hanno sottratto tempo ad altre attività di vita comunitaria. Per la verità, il viaggiare in treno ha anche ha un risvolto positivo: il non usufruire della comodità di avere tutto in seminario, l’uscire, l’incontrare gente ».
Altri limiti: «La cappella che può accogliere non più di 70 persone, con il conseguente spostamento nella basilica di San Giuliano per alcune celebrazioni più partecipate; la distanza da Novara, il maggior centro diocesano e culturale del nostro territorio; l’impossibilità, per gli spazi più ridotti, di accogliere, oltre al rettore e al padre spirituale, altre figure educative: un vicerettore, qualche docente, ed anche la piccola comunità di suore, tradizionalmente una presenza preziosa, discreta e significativa per i seminaristi».

Segni di una grande speranza


Nel segno di una grande speranza la conclusione della relazione di don Stefano al Consiglio presbiterale: «Gli stessi numeri, se guardati dal punto di vista di concrete persone che stanno compiendo una scelta di vita, non possono che ispirare speranza, perché questi ragazzi, sovente già uomini, sono segni concreti dell’agire del Signore che continua, anche in una società ormai scristianizzata, a chiamare alla sua sequela e alla vita interamente consacrata a servizio del Regno. Ogni nuovo seminarista diviene invito a credere nell’azione della grazia nel cuore delle persone. Credo che i numeri limitati, semmai, ci spingano allo scrutare con libertà e coraggio, i segni dei tempi, per comprendere il sogno di Dio sulla Chiesa di oggi e di domani».

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