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“In alcuni Paesi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi: investire per uccidere. Sono pazzi!” sono parole di papa Francesco, nel 2019. E credo che interpretino bene anche la tragica realtà di questi giorni. L’appello di chi ha invitato a ritrovarsi in piazza a Domodossola sollecita a dire “no” al piano ReArm, per una Europa di Pace, della giustizia sociale e del primato della democrazia.
Diventa ancora più difficile scrivere qualche riflessione “ascoltando le grida disperate di madri e padri che hanno visto uccidere i loro bambini dalle bombe su Gaza. Israele ha bombardato la tregua. Non se ne può più. Non ne possono più loro… E nemmeno può avere una spiegazione una civiltà come la nostra che assiste inerme a questo scempio di dignità calpestata, di vite sottratte, di distruzione e di morte”. Sono parole di Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, su Mosaico di pace.

La guerra non è più un tabù. Non più una tragedia, una ‘avventura senza ritorno’. Ma un male necessario. Sembra normale parlare di guerra, di riarmo, di spese militari, dei famosi 800 miliardi. Opinionisti, giornalisti e politici che sostengono: ‘il riarmo è una ferita ma serve a stare uniti’; ‘di fronte alla stagnazione dell’economia è importante il riarmo’. E ancora, su Milano Finanza (13 marzo) “solo la corsa agli armamenti può salvare l’economia. Un massiccio rafforzamento militare potrebbe ottenere ciò che i governi non sono riusciti negli anni: dare una scossa a un’economia stagnante…”. Parole agghiaccianti ! Si aggiunga la derisione nei confronti di chi parla di pace, di disarmo, di nonviolenza. E piovono gli insulti: pacifinti, amici di Putin o di Trump, difensori di una pace ideologica e così via. Siamo di fronte alla prospettiva di una Europa (e Italia) che si chiude a fortezza contro gli immigrati e si riarma. Una Europa spaventata da Trump e da Putin, ma amica di Netanyahu primo ministro di Israele, a cui anche l’Italia continua a vendere armi, rendendosi complici.

Trump è indifendibile! Ma questa corsa al riarmo Europeo non nasce alla Casa Bianca. Da anni ci viene detto di prepararci alla guerra. Papa Francesco in ogni occasione, finchè aveva voce, non ha cessato di gridare contro la pazzia delle armi. Ora Papa Francesco ha problemi di salute. Dobbiamo, parlare e gridare noi, prima che sia troppo tardi. Gridare che la guerra va ripudiata. Lo disse Paolo VI all’Onu (4 ottobre 1965) “i rapporti fra i popoli devono essere regolati dalla ragione, dalla giustizia, dal diritto, dalla trattativa, non dalla forza, non dalla violenza, non dalla guerra e nemmeno dalla paura o dall’inganno”. Oggi il problema non è dissertare, magari in giacca e cravatta, se e come riarmarci per la guerra o quale piazza appoggiare. Il problema è dire “no” alla guerra, come tragedia assoluta. Se socchiudiamo la porta alla guerra, lasciando qualche spiraglio, ne verremo travolti. Il problema non è la ‘piazza per la pace’ ma la ‘pazzia della guerra’.

Don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi

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