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A vent’anni dal riconoscimento UNESCO anche del Sacro Monte di Domodossola, il vescovo della diocesi di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha tenuto una lectio magistralis –in occasione della rassegna Domosofia – sul significato antropologico dei Sacri Monti. “Monti Sacri e Sacri Monti”: questo il titolo del partecipato incontro nella Cappella Mellerio di Domodossola.

Il vescovo ha citato Sant’Agostino e ha ricordato il volume “Sacri monti e dintorni” di Luigi Zanzi, studioso che aveva tratteggiato gli elementi essenziali dei percorsi devozionali: «Il monte sacro nasce nell’esperienza umana e quindi si trasfonde nell’esperienza religiosa universale. La montagna sacra è un vettore, un punto di salita verso l’alto che si incontra in tutte le religioni: l’esperienza di salire il monte contiene un elemento di sacralità comune a tutti».

Il vescovo, che ha ricordato di essere salito alla capanna Margherita nel 1974, ha evidenziato che «salire in alto significa anche distanziarsi dal mondo e difendersi: all’esperienza della pianura, mono-livellare a rischio di alluvioni e incursioni di nemici, si contrappone la montagna, percepita come luogo di difesa. Andare in montagna consente l’esperienza della gratuità, la ricerca del sacro e dell’elevazione dal noto all’ignoto».

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