Si concluderà a breve a Trieste la 70ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia, come nella nuova denominazione che sostituisce quella “dei cattolici italiani”. Ai delegati diocesani – padre Domenico Cremona, Daniela Squeo e don Benoit Lovati – spetterà il compito di farsi animatori in diocesi dello spirito di quelle giornate, sul tema “Democrazia e partecipazione”, guardando al cammino futuro. Ma questa può essere un’occasione per rileggere brevemente la vicenda umana e cristiana di alcuni cattolici novaresi che sono stati protagonisti della costruzione della democrazia e della sua vita dalla liberazione ad oggi.
Quattro figure di testimoni spiccano nel campo diocesano e si proiettano al massimo livello nazionale: Luigi Gedda, Oscar Luigi Scalfaro, Giulio Pastore, Paolo Bonomi. Luigi Gedda è stato presidente della Gioventù di Azione Cattolica a Casale Corte Cerro, dove negli anni ‘50 volle la realizzazione del Santuario del Getsemani, poi negli anni ‘30 presidente della Giac diocesana di Novara prima di intraprendere una brillante carriera scientifica e clinica di medico genetista e di dirigente nazionale dell’Azione Cattolica proprio nel passaggio cruciale dal fascismo alla democrazia.
Gedda, fondatore dei Comitati Civici per volontà dello stesso Pio XII, è da annoverare fra gli artefici di primo piano, insieme a De Gasperi, della schiacciante vittoria del 18 aprile 1948 da parte della Dc sul Fronte Popolare, una data decisiva e fondamentale per la piena partecipazione dell’ appena nata Repubblica Italiana al gruppo delle democrazie occidentali ed europee. Il suo nome è legato anche ad una sconfitta che ha rappresentato un momento di crisi nel rapporto fra Chiesa italiana e società civile quando ha guidato il movimento referendario per abolire la legge sul divorzio che però il 12 maggio vide la vittoria del fronte che ne voleva il mantenimento.
Fu comunque la prima volta del referendum popolare che, pur previsto fin dall’inizio dalla Costituzione, non era mai stato celebrato e mancava di una legge che lo regolasse, un’esperienza di democrazia diretta che poi divenne una costante nella vita delle nostre istituzioni. Oscar Luigi Scalfaro, giovane presidente dell’Ac Diocesana di Novara, cede invece alla richiesta del Vescovo Mons. Leone Ossola di candidarsi alle elezioni dell’Assemblea Costituente in cui fece parte della Commissione dei 75 incaricata di scriverne il testo.
Alla difesa intransigente della Costituzione legherà per sempre il suo impegno politico che lo porterà , fino alla sua scomparsa nel 2013, ad essere in Parlamento tranne che nel settennato in cui ascese alla Presidenza della Repubblica. Giulio Pastore, già sindacalista cattolico della Valsesia prima dell’avvento del fascismo e giornalista della nostra stampa diocesana novarese ne Il Monte Rosa, perseguitato dal fascismo e che mantenne la famiglia, sotto il regime, lavorando nell’organizzazione centrale dell’Azione Cattolica, è un’altra figura fondamentale per la democrazia italiana.
Fondò la Cisl, sindacato dell’autonomia, in nome della dottrina sociale della Chiesa che non voleva che tutta la vita sociale si esaurisse nello Stato ma che i corpi intermedi avessero una loro capacità di autorganizzazione. Per lui la democrazia non può essere solo quella degli organismi di rappresentanza parlamentare e negli enti locali ma deve allargarsi al lavoro e diventare democrazia economica attraverso la contrattazione sindacale e la partecipazione alla gestione delle aziende.
Infine Paolo Bonomi da Romentino, il fondatore della “Bonomiana”, come fu definita la Coldiretti: il sindacato cattolico dei contadini che concretamente fece di quelli che erano i grandi esclusi della società italiana dei cittadini a pieno titolo nelle istituzioni e per il welfare.
Sono figure non poco diverse fra loro per formazione culturale, attività professionale, condizione sociale, diversità che si tradussero, sia pure nell’unità sostanziale nella Dc, in visioni diverse dello sviluppo sociale ed economico del Paese e delle sue priorità e a volte in contrasti duri ma che riuscirono a farsi sintesi rispetto a valori fondamentali e ad emergenze storiche cruciali. Cosa li accomunava invece profondamente? La Fede vissuta in modo intenso, fervente, personale e familiare.
La partecipazione alla vita della Chiesa nell’Azione Cattolica, il radicamento nelle nostre comunità, l’assimilazione leale e convinta del Magistero Sociale della Chiesa che li rendeva estranei alle ideologie del Novecento, il nazionalismo, il liberalismo, il comunismo e quindi particolarmente in sintonia con lo spirito e la prassi della democrazia, un’esperienza largamente nuova per il nostro Paese, l’Europa, il mondo.
Prima laici cristianamente formati e perciò responsabili verso il proprio Paese. Oggi viviamo tempi diversi, sicuramente di minore rilevanza sociale e culturale della Chiesa e del suo insegnamento.
Non siamo più agli albori e nei tempi epici della nascita e dell’avviamento della democrazia italiana, che anzi conosce una dura fase di stanchezza, si pensi il crescente astensionismo elettorale, di logoramento delle regole delle istituzioni che si vorrebbero cambiare (e non si riesce) con modalità dialoganti e condivise, ma anche di un mondo cattolico spesso anch’esso troppo polarizzato al proprio interno.
Riprendere però una forte spiritualità del servizio civile e politico dei laici e di uno studio dell’insegnamento sociale della Chiesa, sempre vivo e vitale, è l’esempio e il lascito di questi nostri grandi condiocesani e concittadini novaresi di cui va tramandata la memoria.
Pier Luigi Tolardo
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