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Dal bisogno al fratello. È il sottotitolo del primo capitolo del testo ed è anche uno dei cuori tematici più importanti della lettera pastorale del vescovo Franco Giulio per l’anno 2023-2024: “Chi è il mio prossimo. La sapienza della carità evangelica”.  

La lettera, dopo la presentazione a sacerdoti e diaconi dello scorso giugno, è stata al centro dell’assemblea di avvio anno dello scorso 22 settembre al santuario di Boca. All’incontro, guidato dal vicario per la pastorale don Brunello Floriani, sono intervenuti anche il direttore della Caritas diocesana don Giorgio Borroni e l’economista e presidente della Fondazione Comunità del Novarese Davide Maggi.

La serata è stata anche l’occasione che mons. Brambilla – alla vigilia del suo 16° anniversario di ordinazione episcopale (il 23 settembre) e dopo undici anni di presenza a Novara – ha scelto per ringraziare i suoi collaboratori più stretti: il vicario generale don Fausto Cossalter, l’economo Emanuele Erbetta e il suo predecessore don Renzo Cozzi.

«Un testo che non vuole dire “cosa fare” – ha sottolineato il vescovo durante il suo intervento -, ma che vuole ragionare dello stile con il quale nelle nostre comunità ci approcciamo a chi ha bisogno: il povero, il fragile, il solo e chiunque viva una situazione di difficoltà».

Un cambio di stile e una conversione

Da una carità che guarda al “povero” solo come oggetto dell’intervento, a un mutamento di stile che chiama in causa le coscienze di ognuno e le prassi delle parrocchie perché i poveri siano liberati dal bisogno e diventino parte delle comunità.

In una nuova prospettiva che si concretizza nei rapporti di amicizia e nelle relazioni sociali, divenendo forma del comandamento dell’Amore e della vita autentica dell’uomo: da una carità  vissuta come «compito interminabile», sino alla scoperta di una carità «dono inesauribile» del Signore.

Il testo è una meditazione sulla parabola del buon Samaritano articolata in sette passi, che puntano l’attenzione sul contesto, sui protagonisti e sulla dinamica del racconto, per guidare la riflessione sui destinatari della carità, sul ruolo delle comunità e sul rapporto con l’idea stessa di male. Cercando il proprio «prossimo» e guardando a tutte le forme di fragilità odierne, da quella materiale, sino a quelle relazionali e spirituali.

Con la certezza che «la carità ha raggiunto il suo scopo quando, come la levatrice, diventa inutile, perché ha generato vita autonoma».

Una conclusione della trilogia avviata negli anni scorsi con le lettere dedicate all’Eucaristia,  “Alla tua cena mirabile”, e alla Parola, “I semi del tempo”. E che come le altre guarda alle forme pratiche della fede cristiana, cercandone insieme il nucleo pulsante e l’essenza stessa che si lega intimamente alla vita interiore di ognuno: «la carità esprime il bisogno fondamentale che sta racchiuso nel cuore dell’uomo: raggiungere la gioia eterna e la vita in pienezza».

Passi concreti

A proporre alcuni passi concreti è stato don Borroni. Che ha presentato un piccolo sussidio – realizzato in collaborazione con gli Uffici pastorali diocesani –  con alcune idee per l’applicazione del testo del vescovo Franco Giulio. La sottolineatura del direttore della Caritas è la stessa del vescovo: «questo non vuole essere un anno dedicato alla Caritas. Ma un anno nel quale nelle nostre comunità il tema dell’attenzione ai fragili possa essere parte di tutti i settori pastorali: da quello dell’iniziazione cristiana, sino ai gruppi giovanili e ai cammini delle famiglie». Ecco, dunque, che il sussidio [scaricabile in pdf da diocesinovara.it] propone spunti operativi di riflessione e di intervento a tutti i “livelli” della comunità cristiana: da quello diocesano a quello delle parrocchie, passando per le Unità pastorali missionarie e per i vicariati.

Per un’etica del dono

La dimensione relazionale della solidarietà è stata al centro anche dell’intervento di Davide Maggi, che ha proposto un approfondimento sul tema dell’attenzione agli ultimi che passi da una logica di mercato e di erogazione di servizi, ad una che metta al centro la costruzione di buone relazioni e di reti sociali. Proprio in questa direzione si muove la Fondazione comunità del Novarese, che dall’anno scorso ha promosso direttamente per la prima volta un progetto: “Abc Dono”, una percorso di formazione dedicato ai più piccoli nelle scuole elementari.

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