Condividi su

«Nei primi giorni di guerra ci siamo rifugiati in cantina. Poi, vedendo come il conflitto non accennasse a smettere, ci siamo spostati nella zona occidentale dell’Ucraina. La guerra, però, non cessava. È stato allora che abbiamo deciso che mia moglie, con i miei due figli, di 10 e 18 anni, partissero per l’Italia».

A parlare è Yurii Samuliak, 39 anni, originario di Dnipro, dove è vicepreside in una scuola. «Dopo 14 giorni di guerra – racconta – Makjim e Denys, i miei due ragazzi, e mia moglie sono partiti per Novara, dove abbiamo un appoggio. Qui, infatti, abita mia madre».

Yurii è, invece, rimasto in Ucraina. «Ero ancora convinto che la guerra terminasse di lì a breve e, così – spiega – ho pensato di continuare il lavoro a scuola. È stato molto difficile. Una grande sofferenza per tutti. Non è facile stare lontani, vivendo nella più totale incertezza del futuro».

Un distacco che è proseguito per molti mesi.

L’articolo integrale, assieme a un’intervista a padre Yuriy Ivanyuta sul nostro settimanale in edicola venerdì 24 febbraio e disponibile anche online.

Condividi su

Leggi anche

Aprile
l'AZIONE

Novara: dagli archivi dell’Anpi le storie di partigiani novaresi

Monica Curino

In Primo Piano

Gli agricoltori al valico del Brennero per cibo estero camuffato da italiano

Sara Sturmhoevel

Pomodoro
l'AZIONE

A Novara “Il pomodoro per la ricerca” con Fondazione Veronesi

Monica Curino

Cantiere di lavoro alla scuola Carlo Alberto di Novara
l'AZIONE

Al “Carlo Alberto” di Novara si tornerà a scuola nel 2026/27

Marco Cito