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«Ci sentiamo un po’ mendicanti, ma “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8,22-27): riconoscere la tua mancanza, il tuo bisogno, la tua attesa e la tua speranza: ecco cosa fa il dono dello Spirito. Lo diamo a tutti a voi con gioia e preghiamo con voi perché discenda il dono dello Spirito». Così il vescovo di Novara Franco Giulio ha concluso la sua omelia nel corso della Veglia diocesana di Pentecoste, che si è svolta al Santuario di Boca, al termine di un incontro con movimenti e associazioni della Diocesi sul tema sinodale “Camminare insieme: carismi e ministeri al servizio della comunità”.

Nella sua omelia, a partire dall’immagine biblica del Signore che come un’aquila con le sue ali protegge la sua nidiata, il vescovo si è rivolto in particolare ai cresimandi, che hanno ricevuto la Confermazione proprio durante la veglia, alle coppie separate e divorziate che hanno concluso il cammino di discernimento individuale per riaccostarsi al sacramento dell’Eucarestia, alle famiglie, ai movimenti e alle associazioni.

Il vescovo Franco Giulio ha ricordato come la Pentecoste ebraica festeggia il dono della legge: «non è la legge intesa come comandamento, bensì come “Google Maps”: è l’istruzione per non perdersi sul cammino della vita. Nel testo che abbiamo letto, c’è un’istruzione bellissima per passare dall’Egitto alla Terra promessa: viene immaginato come il viaggio sulle ali di aquila; facciamo l’esperienza di essere portati sulle ali. La cosa che ci rende colmi di speranza, è di sapere di essere portati dal Signore come i piccoli sulle ali dell’aquila: vi porta con sé, vi tiene al caldo, vi porta verso la Terra promessa. Uno può avere un travaglio, un dispiacere, uno può essere in difficoltà, in crisi: il Signore, come una grande aquila, lo porta fuori da tutte le sue dipendenze e difficoltà e lo porta verso la terra dove scorrono miele e acqua».

Il vescovo, rivolgendosi in particolare ai cresimandi, ha ricordato che i primi cristiani ricevevano assieme e nell’ordine i primi tre sacramenti – battesimo, Cresima ed Eucaristia – «perché esprimono la storia nell’ingresso della vita cristiana: se finora avete avuto tanti maestri esterni, e talvolta esteriori, con la Cresima sarà il maestro interiore a dar voce allo Spirito dentro di voi». E alle famiglie ha espresso l’augurio di poter dire «siamo saliti sulle ali d’aquila e adesso ci sentiamo di volare con Te». Infine, ai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni, il vescovo ha ricordato che «nessuno di noi può pensare di trasmettere da solo tutta la ricchezza di essere portato sulla ali di aquila, nessuno di noi, singolarmente o in gruppo, può pensare di dire tutto il mistero di Dio: dobbiamo saper imparare a leggere sul volto dell’altro ciò che manca alla nostra vocazione».

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