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Ha scelto di essere prete fino alla fine. Si può sintetizzare così la ragione per cui il parroco di Castiglione Ossola don Giuseppe Rossi, ucciso dai fascisti nel febbraio del 1945 verrà proclamato beato in cattedrale a Novara domenica 26 maggio alle 16.

È stato il nostro vescovo, Franco Giulio Brambilla a presentare in una conferenza stampa il percorso che conduce alla giornata del 26 maggio, ma anche le motivazioni per le quali la diocesi si è impegnata in un processo «che è stato lungo e dall’esito incerto, iniziato nel 2002, prima del mio arrivo qui a Novara, promosso dal vescovo Renato Corti», ha detto.

«Nel percorso siamo stati vittime di qualche ostacolo – ha ricordato mons. Brambilla -. In particolare ci siamo dovuti impegnare per rendere evidente che don Rossi era davvero morto da martire e che chi l’ha ucciso, lo fece “in odio alla fede”. Due passaggi complessi anche perché a Varallo Pombia, suo paese di origine, c’era una scuola intitolata a lui quale“martire della Resistenza”. Un dedica fatta in buona fede ma che metteva la sua vicenda in una luce del tutto differente».

La diocesi è però riuscita con testimonianze e documenti storici a delineare esattamente le ragioni del suo assassinio. Tra questi «un manifesto pubblicato da chi l’uccise e che – ha detto il vescovo – possiamo definire come la certificazione che don Rossi venne massacrato solo perché stava facendo il prete, rifiutandosi di fuggire come alcuni gli consigliavano di fare».

La vita ma anche i testi di don Rossi oltre che il recente convegno, raccontano precisamente la storia di un sacerdote non schierato politicamente ma fortemente impegnato nella sua missione pastorale e che per questo fu ucciso: «possiamo vedere una profonda coerenza nella scelta di stare in mezzo alla gente per sostenerla e la sua morte – ha detto mons. Brambilla -. Era un parroco ed è morto da parroco, testimone al prezzo della propria vita».

«Si tratta di una figura attualissima – ha detto don Marco Canali delegato vescovile per la causa di beatificazione – che nei suoi scritti e nelle sue prediche dimostra di essere un parroco “normale”, un termine da non intendere come “banale”. Era una persona che amava la scrittura e l’arte, si informava leggendo riviste come Vita e Pensiero. Sapeva leggere l’attualità e capace di espressioni coraggiose come quando in un’omelia face cenni pesantemente critici contro le leggi razziali».

Due mostre allestite in occasione della beatificazione aiutano a comprendere la figura di don Giuseppe Rossi. Una temporanea, sarà collocata nel quadriportico della Cattedrale. Allestita il giorno della beatificazione, presenterà tante foto anche con la sua vita quotidiana. Una permanente, è stata predisposta a Castiglione.

«Abbiamo allestito la casa dove è vissuto trasformandola in museo – ha detto il parroco don Fabrizio Cammelli -. In essa presentiamo la figura di don Rossi, con arredi e i suoi libri e anche alcuni suoi oggetti personali come, ad esempio, i suoi occhiali, trovati mentre se ne cercava il corpo. Con la loro forma caratteristica sono quasi un simbolo della sua figura. Il museo mette in evidenza anche la storia e la società in cui è vissuto, con piccoli tesori della nostra comunità e uno sguardo sulla vita dalla vita comune della gente della Valle. Speriamo che questo luogo possa diventare punto di riferimento non solo per fedeli e pellegrini ma anche per le anche scuole».

Anche Varallo Pombia, dove è nato don Giuseppe Rossi, custodisce suoi ricordi «da noi è stato battezzato e ha celebrato la sua messa. Anche se la sua casa – ha detto il parroco don Fausto Giromini – è oggi una dimora privata e i suoi resti, un tempo sepolti proprio nel nostro cimitero, sono oggi a Castiglione Ossola, la nostra comunità è molto legata a lui.

Non solo adesso, momento in cui è prossima la sua beatificazione, ma anche in passato. La gente ne coltiva la memoria da sempre, con pellegrinaggi in piccoli gruppi nel paese dove è stato ucciso. Da noi sono state anche organizzate iniziative che ne hanno ripercorso la vita e il martirio».

L’Ossola e Varallo Pombia ricorderanno, dopo la beatificazione, don Rossi con due celebrazioni: domenica 9 giugno a Varallo Pombia, in chiesa parrocchiale, alle ore 11.15 e poi domenica 30 giugno a Calasca, nella cattedrale tra i boschi, alle ore 16.

Su nostro giornale in edicola, con le notizie della Diocesi di Novara , da venerdì 17 maggio, uno speciale dedicato dalla beatificazione di don Rossi. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero cliccando direttamente qui.

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