Una buona dose di realismo politico si può leggere chiaramente nella decisione di Conte di far saltare l’alleanza a Bari con il Pd dopo l’arresto del marito dell’assessora regionale del Pd perché avrebbe acquistato i voti per la moglie. Il problema è che qui non si tratta di un’indagine ministeriale (un po’ immotivata) sul Sindaco De Caro per sciogliere il Consiglio Comunale, alle soglie della scadenza naturale. Qui e’ il Pd che si è fatto male da solo imbarcando una esponente del centrodestra che poi diventando del Pd non avrebbe perso il vizio di comprarsi i voti.
Lo stesso vizio si registra a Torino dove addirittura un impiegato della Sitaf sarebbe stato minacciato di licenziamento o demansionamento se non si fosse dato da fare per promuovere col voto candidati Pd poi eletti consiglieri comunali di Torino. In pratica, sia dove l’alleanza fra Pd e 5 Stelle era molto avanti come a Bari e dove invece non era possibile come a Torino, il rapporto fra i 5 Stelle di Conte e il nuovo Pd della Schlein si lacera proprio sulla questione morale (tema che aveva consentito ai 5stelle di Grillo di crescere a danno del Pd).
Per Grillo, non c’erano molte differenze fra il Pd e il PDL, l’allora partito di Berlusconi che comprendeva Forza Italia e An (da una costola del quale è nata Fdi, in concomitanza di uno scandalo che colpiva Fini, e per cui dovrebbe arrivare una sentenza a giorni). Entrambi i poli – secondo la narrazione di Grillo – risultavano poco affidabili in tema di moralità pubblica e troppo interessati a gestire il potere a dispetto delle sofferenze della gente messa alle corda da crisi e difficoltà economiche.
I 5 Stelle, nella passata legislatura, sono diventati il partito di maggioranza relativa riuscendo a esprimere il Presidente del Consiglio, l’attuale leader Giuseppe Conte. Avvocato e docente universitario, Conte è entrato da pochissimo in politica ma subito ai massimi livelli anche se ha finito per inciampare abbondantemente per errori d’improvvisazione, per mancanza di una seria selezione e formazione del proprio personale politico. In negativo, contano scelte poco trasparenti che hanno portato ad alleanze non sempre comprensibili: non solo con il Pd ma anche con parte del centrodestra.
Ora che Conte sembrava aver superato il rifiuto originario dei 5 Stelle di collocarsi e accasarsi stabilmente in uno dei due poli, instaurando una difficile e sofferta alleanza con la nuova segretaria del Pd Schlein, la questione morale, con i casi di Bari e Torino, torna a impattare pesantemente sulle cronache politiche e fa saltare l’alleanza delle opposizioni. Conte già non troppo convinto di allearsi con il Pd senza il criconoscimento della leadership che aveva come capo del Governo riscopre la ragione costitutiva dei 5 Stelle: nessuna alleanza con nessuno perché, alla fine, sarebbero tutti uguali.
Ora non è ipotizzabile quanti elettori apprezzino nuovamente un 5 Stelle come radicalmente diverso dal resto del mondo ma è chiaro il tentativo di Conte di non permettere alla Schlein di recuperare – lei – quei consensi a sinistra. In ogni caso, i militanti dei 5 Stelle (certamente maggioritari) sulla questione morale non accettano compromessi, anche a costo di rifiutare alleanze e coalizioni.
Pier Luigi Tolardo
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