Storie parallele di eccellenza del made in Italy targato Novara. Modelli di “dinasty” familiari dell’agroalimentare accomunate dalla ricetta di stare in equilibrio tra artigianalità, punto di forza irrinunciabile, e imprenditorialità oltre confine.
Sono i “Furmagiat” e i “Grapat” che da quattro-cinque generazioni hanno saputo passare il testimone dai bisnonni ai nonni, padri, figli, nipoti, senza scalfire le radici. Anzi, sviluppando i rami. Lontani tra loro come tipologia di comparto produttivo, vicinissimi nelle analogie e nella filosofia.
Paolo Baruffaldi (gorgonzola) e Alberto Francoli (grappe e vini). Marchi che hanno valicato pianure e e colline novaresi, per spaziare in Italia e nel mondo. Gli antenati arrivavano entrambi dalla Lombardia. A raccontare la genesi di Baruffaldi è Paolo, durante l’incontro (l’ultimo della serie) organizzato sul Made in italy alla Fondazione Faraggiana di Novara presieduta da Eugenio Bonzanini, moderatrice Elena Dellapiana. “I miei antenati arrivavano dalla Valsassina, patria di formaggiai. Mio bisnonno Angelo faceva la transumanza delle vacche tra montagna e pianura e produceva lo stracchino. Mio nonno Rocco Ambrogio si trasferì nel basso Novarese, a Garbagna. In principio raccoglievano il latte nei cascinali, con il carretto e i cavalli, poi stagionavano i formaggi nelle cantine, anche a Novara. Era un impegno senza sosta, perché non esisteva ancora un sistema di refrigerazione dedicato e il latte appena munto doveva essere raccolto subito, poi trasformato nella stessa giornata”.
Oggi la sede dello stabilimento è a Castellazzo Novarese. Negli ultimi vent’anni il mercato del gorgonzola è cresciuto molto, arrivando a posizionarsi al terzo posto tra i più esportati, dopo Parmigiano e Grana Padano. Per noi il primo mercato estero è la Francia e ciò la dice lunga sulla bontà del nostro erborinato: farsi apprezzare dai transalpini, così gelosi e orgogliosi della loro produzione casearia, non è cosa da poco”.
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